Il Museo del Tessile e della Tradizione Industriale venne istituito il 30 gennaio 1997, con lo scopo di raccogliere, conservare e valorizzare oggetti, macchine, prodotti e documenti riferiti all'industria tessile locale e ad altri settori della tradizione industriale bustese.
Il Museo, sito in quello che era il Cotonificio Bustese, promuove attività di carattere culturale ed informativo così da poter contribuire alla ricerca scientifica e storica nel settore di riferimento.
Scopo dell'istituto è, anche, la diffusione della storia della produzione tessile, nei suoi processi lavorativi e nei suoi indotti industriali e sociali, e, quindi, la valorizzazione dei saperi tessili che hanno improntato il territorio cittadino.
Il Museo ha sede nell'edificio che ospitava il reparto filatura di una delle principali manifatture della zona, il Cotonificio Carlo Ottolini poi Bustese, importante esempio di archeologia industriale nella città.
La filatura venne probabilmente edificata tra il 1891 e il 1896.
La struttura mostra un chiaro riferimento al neogotico diffuso in Lombardia in quegli anni; assume, infatti, le forme di un castello in mattoni a vista, con finestroni ogivali completati da figure antropomorfe, merlature e torri.
Dopo gli anni '70 nuove esigenze di organizzazione portarono al trasferimento delle attività in Valle Olona e l'abbandono dell'antica fabbrica.
Il Comune di Busto Arsizio acquisì l'intera aerea e diede avvio ai lavori per la realizzazione del parco pubblico che tuttora circonda il castello.
Successivamente l'edificio fu oggetto di un attento restauro per destinarlo a museo dell'industria.
L'apertura del Museo il 30 ottobre 1997 vide una partecipazione sentita da parte della cittadinanza, che accorse numerosa a rendere omaggio al luogo simbolo della tradizione lavorativa del territorio.
Riferimenti:
http://www.comune.bustoarsizio.va.it/index.php/visita-busto/museo-del-tessile
https://www.facebook.com/pages/Museo-del-Tessile-Busto-Arsizio/203840929654698
lunedì 18 maggio 2015
domenica 17 maggio 2015
Caravaggio - Bergamo
Cosa fare?
Innanzitutto visitare il famoso Santuario di Caravaggio
e poi passeggiare allegramente per il paese che ha dato i natali al noto artista.
Da segnalare inoltre una scoperta inaspettata: l'esistenza di un Museo Navale
Se invece ne avete abbastanza potete sempre dirigervi verso il parco Brancaleone e riposarvi all'ombra di qualche tiglio.
Riferimenti:
http://www.comune.caravaggio.bg.it/servizi/Menu/dinamica.aspx?idSezione=17227&idArea=17232&idCat=18641&ID=18641&TipoElemento=categoria
http://www.fontanilebrancaleone.it/home.html
Innanzitutto visitare il famoso Santuario di Caravaggio
e poi passeggiare allegramente per il paese che ha dato i natali al noto artista.
Da segnalare inoltre una scoperta inaspettata: l'esistenza di un Museo Navale
Se invece ne avete abbastanza potete sempre dirigervi verso il parco Brancaleone e riposarvi all'ombra di qualche tiglio.
Riferimenti:
http://www.comune.caravaggio.bg.it/servizi/Menu/dinamica.aspx?idSezione=17227&idArea=17232&idCat=18641&ID=18641&TipoElemento=categoria
http://www.fontanilebrancaleone.it/home.html
giovedì 14 maggio 2015
Soncino
Soncino... per me che amo i borghi medievali, vivere in un posto come la lombardia è una festa interiore continua.
Non a caso Soncino è uno dei borghi più belli d'Italia!
Soncino al giorno d'oggi è un allegro paese della zona del Cremonese, posizione che oggigiorno deve apparire felice ma sicuramente non lo era altrettanto in tempi passati quando Bergamo e Brescia se le davano di santa ragione e la Serenissima avanzava.
Il paese è un borgo davvero incredibile, frutto di
Da non perdere:
Il Museo delle stampe
Il Museo della Seta
Riferimenti:
http://www.prolocosoncino.it/rocca.php
http://www.soncino.org/
Non a caso Soncino è uno dei borghi più belli d'Italia!
Soncino al giorno d'oggi è un allegro paese della zona del Cremonese, posizione che oggigiorno deve apparire felice ma sicuramente non lo era altrettanto in tempi passati quando Bergamo e Brescia se le davano di santa ragione e la Serenissima avanzava.
Il paese è un borgo davvero incredibile, frutto di
Da non perdere:
Il Museo delle stampe
Il Museo della Seta
Riferimenti:
http://www.prolocosoncino.it/rocca.php
http://www.soncino.org/
Ubicazione:
26029 Soncino CR, Italia
lunedì 11 maggio 2015
Il ponte della Becca - Pavia e l'Oltrepo
Il ponte della Becca è un ponte che presenta una caratteristica interessante: è stato infatti posizionato esattamente sul punto dove il Ticino si riversa nel Po; attraversandolo si può ammirare l'incredibile massa d'acqua che scorre sotto il ponte e consente di irrigare tutte le zone circostanti.
Con una simile abbondanza non ci si sorprende affatto che l'intera zona sia così rinomata per i suoi prodotti agricoli.
La sua costruzione risale all'inizio del secolo scorso e la sua struttura in ferro a travatura reticolare che lo avvolge completamente è lunga più di un kilometro.
Il ponte si trova sulla strada provinciale 617 Bronese (che corrisponde alla vecchia strada statale 617 Bronese) conosciuta anche come strada del Vino.
In diverse epoche la zona ha avuto modo di rivelarsi come passaggio ideale per raggiungere l'Oltrepo, non a caso si hanno notizie di epoche relativamente remote in cui era attivo un servizio di attraversamento fluviale prima, e di un ponte di barche poi, sulla falsariga del ponte di Bereguardo.
A seguito del suo uso come via di comunicazione si decise dunque di costruire l'attuale ponte.
Inaugurato nel 1912 la struttura attuale ha visto diverse opere di rimaneggiamento e restaurazione al fine di conservarlo attivo e funzionante.
Attualmente il ponte della Becca è chiuso al traffico pesante sopra le 35 tonnellate ed è aperto a doppio senso di marcia.
Se attraversato all'ora del tramonto rivela un paesaggio spesso rosato ed incredibile, dove le sagome scure degli aironi del Po ne completano la visione con eleganza e suggestione.
Ricordate che il ponte della Becca è situato in una zona dove le acque dei fiumi NON SONO BALNEABILI, a causa dei gorghi che rendono pericolose le attività di balneazione. Tuttavia il luogo è per la spiaggia detta La Sabbiona, dove è tollerato il Naturismo.
Siamo ormai nella zona dell'oltrepo Pavese, ovunque vi fermiate a mangiare... sarà difficile vi troviate male!
Tuttavia segnalo due posti davvero ottimi dove fermarsi a mangiare nelle vicinanze:
Le Rubinie del Po:
Tra i due è il locale non è estremamente curato ed ha un aspetto un po' rustico. La cura dei piatti invece è eccellente e la scelta dei vini è molto curata.
Trovo molto bella la terrazza che permette di godere della vista sul Po.
Trattoria Moncucca:
il locale che non abbaglia per fasti e arredamenti ma solo per la buona cucina, senza fronzoli e tutta sostanza.
Per chi proviene da Milano, la trattoria Moncucca si trova sulla sinistra del curvone che precede l'arrivo verso il Ponte della Becca.
Fare attenzione a fermarvi in quanto l'entrata alla cascina non è molto agevole ed è segnalata all'ultimo momento.
La cucina è casalinga e prevede tutti i piatti tipici del posto.
Consigliatissimo, quando disponibile, lo stufato d'asino!
Riferimenti:
http://www.ilgiorno.it/pavia/cronaca/2012/09/16/772787-pavia-ponte-becca-cento-anni.shtml
http://laprovinciapavese.gelocal.it/pavia/cronaca/2015/02/21/news/ponte-della-becca-ecco-35-milioni-1.10912423
http://www.miapavia.it/articolo.cfm?id=11129
http://www.sottocoperta.net/itinerari/italia/po.htm
http://www.assonatura.it/spiagge-naturismo.htm
http://www.sottocoperta.net/itinerari/italia/po.htm
Con una simile abbondanza non ci si sorprende affatto che l'intera zona sia così rinomata per i suoi prodotti agricoli.
La sua costruzione risale all'inizio del secolo scorso e la sua struttura in ferro a travatura reticolare che lo avvolge completamente è lunga più di un kilometro.
Il ponte si trova sulla strada provinciale 617 Bronese (che corrisponde alla vecchia strada statale 617 Bronese) conosciuta anche come strada del Vino.
In diverse epoche la zona ha avuto modo di rivelarsi come passaggio ideale per raggiungere l'Oltrepo, non a caso si hanno notizie di epoche relativamente remote in cui era attivo un servizio di attraversamento fluviale prima, e di un ponte di barche poi, sulla falsariga del ponte di Bereguardo.
A seguito del suo uso come via di comunicazione si decise dunque di costruire l'attuale ponte.
Inaugurato nel 1912 la struttura attuale ha visto diverse opere di rimaneggiamento e restaurazione al fine di conservarlo attivo e funzionante.
Attualmente il ponte della Becca è chiuso al traffico pesante sopra le 35 tonnellate ed è aperto a doppio senso di marcia.
Se attraversato all'ora del tramonto rivela un paesaggio spesso rosato ed incredibile, dove le sagome scure degli aironi del Po ne completano la visione con eleganza e suggestione.
Ricordate che il ponte della Becca è situato in una zona dove le acque dei fiumi NON SONO BALNEABILI, a causa dei gorghi che rendono pericolose le attività di balneazione. Tuttavia il luogo è per la spiaggia detta La Sabbiona, dove è tollerato il Naturismo.
Siamo ormai nella zona dell'oltrepo Pavese, ovunque vi fermiate a mangiare... sarà difficile vi troviate male!
Tuttavia segnalo due posti davvero ottimi dove fermarsi a mangiare nelle vicinanze:
Le Rubinie del Po:
Tra i due è il locale non è estremamente curato ed ha un aspetto un po' rustico. La cura dei piatti invece è eccellente e la scelta dei vini è molto curata.
Trovo molto bella la terrazza che permette di godere della vista sul Po.
Trattoria Moncucca:
il locale che non abbaglia per fasti e arredamenti ma solo per la buona cucina, senza fronzoli e tutta sostanza.
Per chi proviene da Milano, la trattoria Moncucca si trova sulla sinistra del curvone che precede l'arrivo verso il Ponte della Becca.
Fare attenzione a fermarvi in quanto l'entrata alla cascina non è molto agevole ed è segnalata all'ultimo momento.
La cucina è casalinga e prevede tutti i piatti tipici del posto.
Consigliatissimo, quando disponibile, lo stufato d'asino!
Riferimenti:
http://www.ilgiorno.it/pavia/cronaca/2012/09/16/772787-pavia-ponte-becca-cento-anni.shtml
http://laprovinciapavese.gelocal.it/pavia/cronaca/2015/02/21/news/ponte-della-becca-ecco-35-milioni-1.10912423
http://www.miapavia.it/articolo.cfm?id=11129
http://www.sottocoperta.net/itinerari/italia/po.htm
http://www.assonatura.it/spiagge-naturismo.htm
http://www.sottocoperta.net/itinerari/italia/po.htm
Etichette:
Fiume Po,
Fiume Ticino,
Luoghi,
Pavia
lunedì 4 maggio 2015
L'Oasi di Sant'Alessio - Pavia
Negli anni 70 Harry e Antonia Salamon, acquistarono lo splendido castello di Sant'Alessio e dei terreni adiacenti, al fine di soddisfare la loro passione per le architetture medievali e con la speranza di poter reintrodurre in natura delle specie che all'epoca venivano considerate in grave pericolo.
Fu così che, grazie all'opera di due privati nacque il parco e vennero intraprese opere di allevamento e protezione per esemplari di Cavalieri d'Italia, Falco pellegrino e della magnifica Cicogna bianca.
Perché allevamento?
L'Oasi venne aperta al pubblico nel 1993 proprio per continuare a finanziare l'attività di allevamento di questi animali, la cui finalità è il reinserimento in natura, seguendo un metodo descritto da Lorenz ma posto in essere dal lavoro di coloro che si sono avvicendati nella cura dell'Oasi, il quale prevede la reintroduzione in libertà di animali allevati in ambienti naturali che già considerano familiari, in modo da aumentare le chance di sopravvivenza delle nidiate e da sollecitare gli istinti che poi ne garantiranno la sopravvivenza una volta liberati.

| ||
| Sant'Alessio - Un luogo dove siamo possiamo "sbirciare" nella Natura |
Cosa vedrete?
Il parco si articola in due diversi percorsi tematici:
Percorso BLU - zone umide Europee
Attraversando un tunnel costruito in bambù potrete osservare da specchi (quelli utilizzati nei confronti all'americana, dove solo una superficie consente l'osservazione mentre l'altra è riflettente) i vari ambienti che ospitano Cicogne, conigli selvatici, Aironi, testuggini, Caprioli..... fino ad attraversare il tunnel acquatico scoprendo il Tuffetto (il quale in questo periodo ospita i nuovi nati sul dorso della madre), le gigantesche Carpe, gli Storioni e le Lontre!
Percorso GIALLO - zone Tropicali
Lo si affronta dopo le Voliere destinate a farfalle e colibrì.
Ricordatevi di chiudere le porte del percorso.
E' necessario rispettare quest'indicazione per non lasciar fuggire gli animali liberi e per mantenere controllata la temperatura dell'ambiente.
Proseguendo osserverete Uccelli del Paradiso, pesci arcieri, Arowana, coccodrilli, fenicotteri.... e molte altre specie.
Un suggerimento: è possibile assistere al pasto di alcuni animali ospitati ed a dimostrazioni di falconeria (quest'ultima solo sabato e festivi), leggete il cartello affisso all'esterno del bar, che ne da notizia.
Perché visitarla?
perché è un'Oasi nel vero senso del termine.
Ovvero un posto dove potere rigenerarvi e trovare ristoro attraverso l'osservazione della Natura.
Il percorso prevede una bella camminata ma non è impegnativo ed è adatto anche ai bambini.
Ricordatevi di indossare abbigliamento consono e comodo.
L'area è attrezzata con un bar ed un'ampia area ristoro.
Ho letto diverse opinioni riguardo l'Oasi di Sant'Alessio su Tripadvisor: devo aggiungere la mia.
Non state visitando uno Zoo.
State per venir ospitati in un angolo di natura ricreato e conservato al meglio da persone di buona volontà.
Certo, i camminamenti non sono perfetti, qualche vasca è in manutenzione (da acquariofila vi assicuro che la manutenzione delle vasche NON è una passeggiata) e i percorsi non sono fruibili da persone con ridotta capacità motoria.
Ma davvero vogliamo concentrarci su questo e non sul lavoro immenso che è stato fatto fin adesso?
Pagate il biglietto, sono soldi ben spesi e vengono utilizzati per finanziare il funzionamento dell'Oasi; se avete da ridire sulle sullo stato delle passerelle sappiate che è possibile fare del volontariato per aiutare chi ci permette di avere questa straordinaria esperienza.
Orari d'apertura Oasi Sant'Alessio:
Gli orari d'apertura del parco variano a seconda della stagione, la struttura apre alle 10 e chiude alle 16 - 17 - 18 del pomeriggio, in correlazione alle ore di luce disponibili.
Verificate gli orari dell'Oasi direttamente dal sito ufficiale:
www.oasisantalessio.org/orari-e-costi/
Volete un'assaggio di cosa, armati di pazienza (e teleobbiettivo) potreste vedere?
Date un'occhiata al gruppo Flickr dedicato al parco:
www.flickr.com/groups/oasisantalessio
www.facebook.com/OasidiSantAlessio
Riferimenti:
www.oasisantalessio.org
www.greenews.info/i-segreti-delloasi-foto-dal-paradiso-a-un-passo-da-milano
Felicemente visitato il 4 maggio
giovedì 30 aprile 2015
mercoledì 29 aprile 2015
La Certosa di Pavia
Innanzitutto sappiate che la Certosa di Pavia non si chiama Certosa di Pavia.
Il suo vero nome è Gratiarum Carthusia cioè Certosa delle Grazie.
Questo perché la Certosa è stata edificata da Gian Galeazzo Visconti su desiderio e richiesta della sua seconda moglie Caterina Visconti, la quale ne chiese l'edificazione ad opera del marito, nel caso fosse sopravvissuta ad un parto del suo terzo figlio.
Il bimbo nacque morto ma Caterina sopravvisse e nel 1396 si diedero inizio alle opere di edificazione.
Da ricordare che la prima moglie di Gian Galeazzo, Isabella di Valois, era morta proprio per le conseguenze di un parto e d è singolare che all'interno della Certosa ha trovato posizionamento il monumento funebre di Beatrice d'este, sorella della grandiosa Isabella, morta di parto a soli 22 anni.
Nel portale d’ingresso della chiesa della Certosa, sul bassorilievo che ne ricorda la consacrazione, è possibile osservare i confini dei possedimenti certosini com'erano in origine: la posizione del monastero era ai margini del arco Visconteo, riserva di caccia dei Signori di Milano; i confini erano delimitati da mura e vengono segnalate le posizioni dei castelli di Mirabello e di Pavia.
Visitare la Certosa di Pavia:
I padri Cistercensi non accettano prenotazioni per nessun tipo di visite, in compenso le visite guidate sono gratuite e sono programmate ogni mezz'ora. Per poterne beneficiare bisogna recarsi davanti alla cancellata del transetto, all'interno della Certosa.
Tutte le abitazioni certosine devono essere costruite sul modello della prima casa di Chartreuse, poiché la loro forma, imperniata su due chiostri, è in funzione della Regola monastica, che contempera tra loro eremitismo e cenobismo: lungo il chiostro maggiore le abitazioni dei religiosi separate tra loro, ma collegate dal porticato; lungo il minore la chiesa, la sala del capitolo, il refettorio
Chi si reca di lunedì ad ammirare questo gioiellino disperso nella campagna lombarda si dovrà accontentare di ammirarlo da lontano, attraverso i buchi dell'imponente porta del Vestibolo, che ne protegge l'accesso.
Al termine del lungo viale alberato, attraversando la piazzetta rotonda e lasciando alla propria sinistra un piccolo barettino abbandonato che sfoggia con antico orgoglio i monogrammi GRA CAR si giunge finalmente al piccolo fossato che cinge il complesso certosino.
Oltre il ponte del fossato vi è collocato il vestibolo, che introduce al piazzale antistante la Certosa delle Grazie.
Il Vestibolo della Certosa di Pavia è suddiviso in due ambienti, uno esterno ed uno interno. Nel primo sono riconoscibili un’Annunciazione posta ai lati dell’arco d’ingresso (in parte ancora leggibile ma mancante di molte parti), da figure di Profeti e Santi posti nelle lunette che raccordano elegantemente i paramenti murari alla copertura, entrambi realizzati nei primi anni del 1500.
Al suo interno spicca un portale marmoreo rinascimentale con medaglioni del fondatore Gian Galeazzo Visconti e dell’ultimo successore Filippo Maria posti ai lati. Di Bernardino Luini trovamo i due affreschi di S. Cristoforo e di S. Sebastiano.Chiude il primo spazio una volta a padiglione impreziosita da decorazioni pittoriche dove possiamo notare il monogramma GRA-CAR (“Gratiarum Chartusia”, Certosa delle Grazie) fare capolino un po' ovunque
Io (ed a volte "noi") siamo motoviaggianti. Dunque non abbiamo notato un dettaglio che invece ha negativamente colpito chi si è recato in macchina per una prima visita alla Certosa ed ha dovuto spendere 3€/h di parcheggio a pagamento.
Il consiglio dunque è di cercare parcheggio nelle vie perpendicolari al lungo viale e di godersi la breve e suggestiva passeggiata tra i tigli, fino al raggiungimento dell'ingresso della Certosa.
Attenzione agli orari:
Aperto tutti i giorni tranne il lunedì
Novembre - Febbraio: 9.00-11.30 14.30-16.30
Marzo: 9.00-11.30 14.30-17.00
Aprile: 9.00-11.30 14.30-17.30
Maggio - Agosto: 9.00-11.30 14.30-18.00
Settembre: 9.00-11.30 14.30-17.30
Ottobre: 9.00-11.30 14.30-17.00
Riferimenti:
http://www.certosadipavia.com/
http://www.museo.certosadipavia.beniculturali.it/index.php?it/1/home
Sito consigliato: http://www.comune.pv.it/certosadipavia/home.htm
ricco e completo, contiene tutte le descrizioni e spiegazioni riguardanti l'architettura, la scultura e la pittura della Certosa di Pavia
http://www.prolococertosadipavia.it/index.php?option=com_content&view=article&id=3&Itemid=104
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/01/19/certosa-di-pavia-monaci-abusivi-ma-con-i-giornalisti-osservano-il-silenzio/848839/ -articolo polemico, spero anche informativo-
https://twitter.com/ComuneCertosaPV/status/529561531009474562/photo/1
Etichette:
Cultura,
Luoghi,
Luoghi Sacri,
Pavia
Ubicazione:
27012 Certosa di Pavia PV, Italia
martedì 28 aprile 2015
Grazzano Visconti
http://www.castellodigrazzanovisconti.it/ita/index.html
Lodi - in due ore circa
In epoca medievale Lodi e Milano erano temibili avversarie. entrambe erano concentrate sulla rispettiva distruzione ed erano nemiche elette come altrove accadeva a Bergamo e Brescia, Pisa e Firenze, Perugia e Assisi.
Pare quasi incredibile che un tempo questa cittadina così pacifica abbia dato ben più di qualche grattacapo alla ben più grande Milano.
Lodi in epoca medievale era protetta dall'imperatore e lottava contro la Milano libera.
Strano che nessuno vi abbia ancora fatto un film, che io sappia.
La quiete apparente della città è data dalla cultura agricola e dalla grande operosità dei suoi abitanti: tutte le campagne si rivelano ordinate e coltivate e ovunque il legame con la terra viene ricordato dalle cascine che circondano i campi curati.
La zona è situata tra il fiume Po e lo scorrere dell'Adda: una sorta di "mezzaluna fertile" italiana.
Come se non fosse sufficiente a ricordare l'importanza dell'operosità agricola sappiate che esistono ben 10 musei dedicati alla civiltà contadina lodigiana.
Per chi vuole scoprirla sappia che è possibile visitarla usufruendo gratuitamente delle guide della cooperativa Memosis e dell'associazione Tarantasio.
Gli appuntamenti, validi fino a tutto ottobre, prevede il ritrovo in piazzale della Stazione ogni sabato mattina alle 10.00 e la domenica pomeriggio alle 15.30.
Il primo appuntamento del sabato e l'ultimo della domenica sono dedicate a eventi diversi da quelli della visita di Lodi.
Sappiate inoltre che chi si reca a Lodi e passa allo iat di piazzale Broletto riceverà in omaggio una bustina di Myosotis "non ti scordar di me".
Trascorrere la giornata a Lodi non fa per voi?
Vi sono altre visite che potete fare:
Museo della stampa di Lodi
Collezione Paolo Gorini:
Solo per stomaci forti.
Ingresso gratuito e vietato ai minori di 12 anni.
A Lodi è inoltre disposta la partenza di crociere sul fiume Adda.
Come raggiungere Lodi?
Da Milano francamente potete prendere l'autostrada ed arrivare in città in mezz'ora circa.
Io la sconsiglio, utilizzate la statale e godetevi il viaggio, siamo in una pianura che riposa gli occhi!
Riferimenti:
http://www.culturalodi.it/
Strano che nessuno vi abbia ancora fatto un film, che io sappia.
La quiete apparente della città è data dalla cultura agricola e dalla grande operosità dei suoi abitanti: tutte le campagne si rivelano ordinate e coltivate e ovunque il legame con la terra viene ricordato dalle cascine che circondano i campi curati.
La zona è situata tra il fiume Po e lo scorrere dell'Adda: una sorta di "mezzaluna fertile" italiana.
Come se non fosse sufficiente a ricordare l'importanza dell'operosità agricola sappiate che esistono ben 10 musei dedicati alla civiltà contadina lodigiana.
Per chi vuole scoprirla sappia che è possibile visitarla usufruendo gratuitamente delle guide della cooperativa Memosis e dell'associazione Tarantasio.
Gli appuntamenti, validi fino a tutto ottobre, prevede il ritrovo in piazzale della Stazione ogni sabato mattina alle 10.00 e la domenica pomeriggio alle 15.30.
Il primo appuntamento del sabato e l'ultimo della domenica sono dedicate a eventi diversi da quelli della visita di Lodi.
Sappiate inoltre che chi si reca a Lodi e passa allo iat di piazzale Broletto riceverà in omaggio una bustina di Myosotis "non ti scordar di me".
Trascorrere la giornata a Lodi non fa per voi?
Vi sono altre visite che potete fare:
Museo della stampa di Lodi
Collezione Paolo Gorini:
Solo per stomaci forti.
Ingresso gratuito e vietato ai minori di 12 anni.
A Lodi è inoltre disposta la partenza di crociere sul fiume Adda.
Come raggiungere Lodi?
Da Milano francamente potete prendere l'autostrada ed arrivare in città in mezz'ora circa.
Io la sconsiglio, utilizzate la statale e godetevi il viaggio, siamo in una pianura che riposa gli occhi!
Riferimenti:
http://www.culturalodi.it/
domenica 19 aprile 2015
Castellamonte, una domenica pomeriggio insolita
Castellamonte è un piccolo paesino in provincia di Torino, sulla strada che da Milano mi ha portato in Val Soana.
L'abitato abbraccia la piccola collina che lo sovrasta, sulla quale è stato costruito un castello di cui le prime notizie sono riferite al 1066 e vanta la sua fortificazione da parte dei discendenti di Arduino d'Ivrea, Re d'Italia.
E' dunque apparentemente corretto il riferimento al Toponimo "castrum ad montem" in descrizione al fatto che il centro abitato era nato a corollario del castello del Signore locale da cui gli abitanti ricevevano protezione.
Il paese è un "paese d'arte" e ve ne darà testimonianza per ogni via: il luogo è famoso per le sue ceramiche che ornano diverse attività commerciali del paese e le sue meravigliose stufe.
Perché visitarla?
In realtà non mi sono nemmeno posta il problema, abbiamo trovato questo piccolo paesello sulla nostra strada, durante un viaggio con finalità lavorative e, incredibilmente, mi sono ritrovata con mezza giornata libera rispetto il tempo che temevo avrei dovuto impiegare diversamente.
E' stato bello e piacevole fermarsi, passeggiare, godere del sole e del caffé in piazza, guardando questa bizzarra rotonda abbracciare la piazza, la quale assieme all'Arco di Arnaldo Pomodoro, crea una delimitazione spaziale alquanto singolare.
Adocchiando ed ammiccando ho scoperto diverse attrazioni che propongo per una gitarella giornaliera.
La motivazione pragmatica che propongo oltre alla densità di storie inconsuete del paese, è il fermarsi a mangiare presso una cinghialaia trovata quasi per caso sul cammino, presso la località Sant'Antonio. (Per raggiungerla chiedete ai locali e navigate a vista: non ha insegne ma la fatica nella ricerca viene ampiamente compensata dalle pietanze servite)
Il Castello di Castellamonte
Ora noto nell'area come Castello dei Conti di san Martino, è stato edificato intorno all'anno 1000 da parte dei Conti di Castellamonte, discendenti di Re Arduino D'Ivrea. Conserva ancora parte delle fortificazioni originarie e le 7 porte edificate intorno alla muratura.
Il castello venne parzialmente distrutto a seguito della rivolta dei Turchini (fine del 1300)
La rotonda Antonelliania
Nel 1842 su progetto dell’architetto Alessandro Antonelli, ( lo stesso Alessando Antonelli che progettò la Mole Antonelliana a Torino), iniziarono i lavori di edificazione della Parrocchia. Parrocchia per così dire, in quanto il progetto prevedeva di coprire un’area di poco inferiore a quella di S. Pietro a Roma. Manie di grandezza? I fatti sono che ad oggi di quell'idea grandiosa sono rimaste a testimonianza solo le mura perimetrali realizzate con pietre provenienti dal torrente Orco alternate a mattoni rossi.
La Chiesa parrocchiale, dedicata ai Santi Pietro e Paolo, fu realizzata nel 1875 nello spazio originariamente pensato da Antonelli come previsto per ospitare il Presbiterio.
Alla destra della Rotonda si erge solitario il campanile romanico del XII sec. che nel 1762 è stato sopraelevato in stile barocco per realizzare una cella campanaria.
Arco di Arnaldo Pomodoro, sito in piazza Martiri della Libertà
In occasione della Mostra della Ceramica del 1995 l'Artista Arnaldo Pomodoro si cimentò nella realizzazione di quest'arco che, con i suoi sei metri di raggio e la sua superficie in cotto rosso, trova la sua perfetta collocazione in prossimità della rotonda Antonelliana.
Stufa in ceramica di Ugo Nespolo, sita in piazza della Repubblica
La città è conosciuta per le sue ceramiche e stufe, dunque non poteva mancare una testimonianza dell'opera dei castellamontesi.
Iniziata nel 2002 e successivamente terminata nel 2008 grazie alla donazione di una società di Castellamonte. Le formelle in ceramica che rivestono la gigantesca stufa sono state disegnate da Nespolo e realizzate dagli artisti ceramici con il supporto degli allievi dell’Istituto d’Arte Felice Faccio di Castellamonte e poi cotte nelle fornaci dell’impresa artigiana La Castellamonte.
E' bello sapere che alla creazione di un'opera d'arte la popolazione ha contribuito attivamente, comprendendo come questo tributo sia dato non solo all'artista o alla città ma anche e sopratutto al proprio lavoro.
Riferimenti:
http://www.comune.castellamonte.to.it/
http://www.quotidianocanavese.it/made-in-canavese/eccellenze-canavesane/castellamonte-si-scaldano-i-motori-per-la-mostra-della-ceramica-2015-4234
L'abitato abbraccia la piccola collina che lo sovrasta, sulla quale è stato costruito un castello di cui le prime notizie sono riferite al 1066 e vanta la sua fortificazione da parte dei discendenti di Arduino d'Ivrea, Re d'Italia.
E' dunque apparentemente corretto il riferimento al Toponimo "castrum ad montem" in descrizione al fatto che il centro abitato era nato a corollario del castello del Signore locale da cui gli abitanti ricevevano protezione.
Il paese è un "paese d'arte" e ve ne darà testimonianza per ogni via: il luogo è famoso per le sue ceramiche che ornano diverse attività commerciali del paese e le sue meravigliose stufe.
Perché visitarla?
In realtà non mi sono nemmeno posta il problema, abbiamo trovato questo piccolo paesello sulla nostra strada, durante un viaggio con finalità lavorative e, incredibilmente, mi sono ritrovata con mezza giornata libera rispetto il tempo che temevo avrei dovuto impiegare diversamente.
E' stato bello e piacevole fermarsi, passeggiare, godere del sole e del caffé in piazza, guardando questa bizzarra rotonda abbracciare la piazza, la quale assieme all'Arco di Arnaldo Pomodoro, crea una delimitazione spaziale alquanto singolare.
Adocchiando ed ammiccando ho scoperto diverse attrazioni che propongo per una gitarella giornaliera.
La motivazione pragmatica che propongo oltre alla densità di storie inconsuete del paese, è il fermarsi a mangiare presso una cinghialaia trovata quasi per caso sul cammino, presso la località Sant'Antonio. (Per raggiungerla chiedete ai locali e navigate a vista: non ha insegne ma la fatica nella ricerca viene ampiamente compensata dalle pietanze servite)
Il Castello di Castellamonte
Ora noto nell'area come Castello dei Conti di san Martino, è stato edificato intorno all'anno 1000 da parte dei Conti di Castellamonte, discendenti di Re Arduino D'Ivrea. Conserva ancora parte delle fortificazioni originarie e le 7 porte edificate intorno alla muratura.
Il castello venne parzialmente distrutto a seguito della rivolta dei Turchini (fine del 1300)
La rotonda Antonelliania
Nel 1842 su progetto dell’architetto Alessandro Antonelli, ( lo stesso Alessando Antonelli che progettò la Mole Antonelliana a Torino), iniziarono i lavori di edificazione della Parrocchia. Parrocchia per così dire, in quanto il progetto prevedeva di coprire un’area di poco inferiore a quella di S. Pietro a Roma. Manie di grandezza? I fatti sono che ad oggi di quell'idea grandiosa sono rimaste a testimonianza solo le mura perimetrali realizzate con pietre provenienti dal torrente Orco alternate a mattoni rossi.
La Chiesa parrocchiale, dedicata ai Santi Pietro e Paolo, fu realizzata nel 1875 nello spazio originariamente pensato da Antonelli come previsto per ospitare il Presbiterio.
Alla destra della Rotonda si erge solitario il campanile romanico del XII sec. che nel 1762 è stato sopraelevato in stile barocco per realizzare una cella campanaria.
Arco di Arnaldo Pomodoro, sito in piazza Martiri della Libertà
In occasione della Mostra della Ceramica del 1995 l'Artista Arnaldo Pomodoro si cimentò nella realizzazione di quest'arco che, con i suoi sei metri di raggio e la sua superficie in cotto rosso, trova la sua perfetta collocazione in prossimità della rotonda Antonelliana.
Stufa in ceramica di Ugo Nespolo, sita in piazza della Repubblica
La città è conosciuta per le sue ceramiche e stufe, dunque non poteva mancare una testimonianza dell'opera dei castellamontesi.
Iniziata nel 2002 e successivamente terminata nel 2008 grazie alla donazione di una società di Castellamonte. Le formelle in ceramica che rivestono la gigantesca stufa sono state disegnate da Nespolo e realizzate dagli artisti ceramici con il supporto degli allievi dell’Istituto d’Arte Felice Faccio di Castellamonte e poi cotte nelle fornaci dell’impresa artigiana La Castellamonte.
E' bello sapere che alla creazione di un'opera d'arte la popolazione ha contribuito attivamente, comprendendo come questo tributo sia dato non solo all'artista o alla città ma anche e sopratutto al proprio lavoro.
Riferimenti:
http://www.comune.castellamonte.to.it/
http://www.quotidianocanavese.it/made-in-canavese/eccellenze-canavesane/castellamonte-si-scaldano-i-motori-per-la-mostra-della-ceramica-2015-4234
Etichette:
Catellamonte,
Cultura,
Luoghi
Ubicazione:
10081 Castellamonte TO, Italia
martedì 31 marzo 2015
Una giornata a Genova
Ubicazione:
Genova, Italia
venerdì 20 marzo 2015
sabato 14 marzo 2015
sabato 28 febbraio 2015
Vigevano
Situata nei pressi del parco del Ticino, facilmente raggiungibile da Milano, Vigevano è conosciuta per essere stata in passato un importante centro di produzione calzaturiero.
Vigevano città della scarpa ha infatti il vanto di avere tra le sue attrattive il Museo della Calzatura "Bertolini", che era la meta principale della nostra gita.
La città è squisitamente rinascimentale, vanno infatti raggruppati sotto la denominazione di "città Ducale" i monumenti che la compongono e a cui fa riferimento il passato di
Tra le tante chicche scoperte c'è la Torre del Bramante, situata presso il Castello Visconteo.
Viene così denominatain quanto la sua edificazione risale al 1198 ma fu terminata dal Bramante alla fine del XV secolo, mentre nel XVII secolo venne aggiunto il cupolino barocco "a cipolla" in sostituzione dell'originaria guglia conica. La Torre del Bramante fu un successoe venne talmente apprezzata nelle fome che divenne il modello per la torre del Filarete che possiamo osservare presso il Castello Sforzesco di Milano.
La città viene movimentata da varie manifestazioni; una su tutte l'Organizzazione da parte dell'Associazione del Palio di Vigevano, festa che si tiene in genere nella prima metà di maggio di ogni anno.
Segnalo inoltre la pinacoteca intitolata a Casimiro Ottone, la quale merita una visita (l'ingresso, anche qui, è gratuito)
Vigevano insomma è perfetta per chi desidera trascorrere una giornata rilassante e non particolarmente impegnativa.
Castello Visconteo Sforzesco
Museo dell'Imprenditoria vigevanese
Riferimenti:
http://www.lacittaideale.org/il_mulino.html
ducalehttp://www.comune.vigevano.pv.it/turismo/cosa-visitare/piazza-ducale
http://it.wikipedia.org/wiki/Piazza_Ducale_(Vigevano)
http://www.leonardoevigevano.it/it/leonardo/page/vigevano-citta-arte
http://www.paliodivigevano.it/http://www.paliodivigevano.it/
http://www.iatprolocovigevano.it/http://www.iatprolocovigevano.it/
http://www.comune.vigevano.pv.it/contenuti/cultura/sottopagine/musei-1/museo-della-calzatura/museo-internazionale-della-calzatura-1
Vigevano città della scarpa ha infatti il vanto di avere tra le sue attrattive il Museo della Calzatura "Bertolini", che era la meta principale della nostra gita.
La città è squisitamente rinascimentale, vanno infatti raggruppati sotto la denominazione di "città Ducale" i monumenti che la compongono e a cui fa riferimento il passato di
Tra le tante chicche scoperte c'è la Torre del Bramante, situata presso il Castello Visconteo.
Viene così denominatain quanto la sua edificazione risale al 1198 ma fu terminata dal Bramante alla fine del XV secolo, mentre nel XVII secolo venne aggiunto il cupolino barocco "a cipolla" in sostituzione dell'originaria guglia conica. La Torre del Bramante fu un successoe venne talmente apprezzata nelle fome che divenne il modello per la torre del Filarete che possiamo osservare presso il Castello Sforzesco di Milano.
La città viene movimentata da varie manifestazioni; una su tutte l'Organizzazione da parte dell'Associazione del Palio di Vigevano, festa che si tiene in genere nella prima metà di maggio di ogni anno.
Segnalo inoltre la pinacoteca intitolata a Casimiro Ottone, la quale merita una visita (l'ingresso, anche qui, è gratuito)
Vigevano insomma è perfetta per chi desidera trascorrere una giornata rilassante e non particolarmente impegnativa.
Castello Visconteo Sforzesco
Museo dell'Imprenditoria vigevanese
Presso Palazzo Merola
Museo internazionale della Calzatura Bertolini
Pinacoteca comunale C. Ottone
Pinacoteca comunale C. Ottone
Riferimenti:
http://www.lacittaideale.org/il_mulino.html
ducalehttp://www.comune.vigevano.pv.it/turismo/cosa-visitare/piazza-ducale
http://it.wikipedia.org/wiki/Piazza_Ducale_(Vigevano)
http://www.leonardoevigevano.it/it/leonardo/page/vigevano-citta-arte
http://www.paliodivigevano.it/http://www.paliodivigevano.it/
http://www.iatprolocovigevano.it/http://www.iatprolocovigevano.it/
http://www.comune.vigevano.pv.it/contenuti/cultura/sottopagine/musei-1/museo-della-calzatura/museo-internazionale-della-calzatura-1
Ubicazione:
Vigevano PV, Italia
mercoledì 25 febbraio 2015
venerdì 13 febbraio 2015
Caravaggio - Il Santuario di Caravaggio - Santa Maria della Fonte
L'APPARIZIONE E I MIRACOLI
La Vergine apparve (era il tramonto del 26 maggio 1432) a Giannetta de' Vacchi, figlia di Pietro, d'età oltre i trent'anni, sposa di Francesco Varoli, un contadino, forse un soldato, la quale era intenta a raccogliere erba in un prato, detto Mazzolengo, lontano dal borgo. Quale segno dell'Apparizione dal prato sgorgò una sorgente d'acqua che nel corso dei tempi portò benefici a molte persone; una virtù questa riaffermata dall'immediato fiorire di un ramo secco gettatovi a sfida da un miscredente.
Dopo l'episodio del ramo fiorito altri fatti miracolosi testimoniarono la sacralità del luogo. La mannaia conservata nel sotterraneo del Sacro Fonte, antenata della più tristemente famosa ghigliottina, testimonia un episodio accaduto nel 1520. Un capo dei briganti, tale Giovanni Domenico Mozzacagna di Tortona, fu catturato nei dintorni e condannato a morte. Affinché l'esecuzione servisse da monito a molti, si decise di fissarla per il 26 maggio, giorno in cui la ricorrenza dell'Apparizione molta gente si sarebbe recata a Caravaggio. Durante i mesi di prigionia che precedettero la data stabilita il brigante si pentì e si convertì. Venne il giorno della esecuzione ma per quanti tentativi vennero fatti la scura s'inceppava prima di arrivare al collo del condannato. La folla gridò al miracolo; il condannato prima tornò in carcere e poi fu definitivamente liberato. Nella seconda celletta del sotterraneo viene conservato un catenaccio spezzato che ricorda un fatto avvenuto nel 1650. Un pellegrino, imbattutosi in un nemico che lo minacciava di morte, corse al riparo verso il tempio, ma trovando la porta chiusa invocò la Madonna. Il catenaccio si spezzò e la porta si aprì per poi richiudersi in faccia al persecutore.
Sul piazzale antistante il tempio, nei pressi della fontana, un obelisco ricorda un singolare fatto accaduto nel 1550. Un soldato dell'esercito di Matteo Grifoni, generale della Repubblica Veneta, rubò dal Sacro Fonte una preziosa tazza e la nascose in un bagaglio sopra il dorso di un mulo; ma quando fece per andarsene il mulo non ne volle sapere di muoversi. Il furto fu scoperto e il prezioso oggetto restituito. Il Comandante fece elevare a ricordo del fatto una Cappelletta che, caduta in seguito all'erosione delle acque, fu rimpiazzata nel 1752 da un obelisco. Divenuto cadente questo, nel 1911 fu sostituito con un altro a ricordare anche le celebrazioni del 1910 e del 2° centenario dell'incoronazione della Madonna. Sulle quattro facciate della base dell'obelisco tre epigrafi ricordano il fatto della tazza, la prima cappella e l'obelisco del 1752, le feste centenarie del 1910; sulla quarta è riportata un'esortazione al culto della Vergine.
L'EDIFICAZIONE
Nel 1432, l'anno stesso dell'Apparizione, Bonincontro De' Secchi, vicario foraneo del Vescovo di Cremona, poneva nel campo del Mazzolengo (che era stato donato da un altro Secco, Marco, a quel tempo Vicario Ducale) presso il Sacro Fonte la prima pietra per l'erezione di una cappelletta. Accanto fu costruito anche un piccolo ospedale per ospitare i molti infermi che vi si recavano.
Nel 1516 la piccola cappella è già una chiesa "veramente insigne, con edifizi adatti, ornamenti e pitture venerande", come si legge nel privilegio concesso quell'anno da papa leone X al Santuario. Mal costruita, già pericolante a metà del secolo, fu diroccata per essere ricostruita.
L'erezione del tempio come tuttora lo si vede iniziò nel 1575 voluto dall'allora arcivescovo Carlo Borromeo. A edificarlo fu chiamato l'architetto Pellegrino Tibaldi, detto il Pellegrini (Perugia 1527-Milano 1596). L'opera di costruzione continuò, non senza lunghi intervalli, fino ai primi decenni del Settecento. In questo modo il primitivo progetto del Pellegrini subì numerose modifiche, anche se sostanzialmente l'idea originale rimase inalterata.
Nel 1516 la piccola cappella è già una chiesa "veramente insigne, con edifizi adatti, ornamenti e pitture venerande", come si legge nel privilegio concesso quell'anno da papa leone X al Santuario. Mal costruita, già pericolante a metà del secolo, fu diroccata per essere ricostruita.
L'erezione del tempio come tuttora lo si vede iniziò nel 1575 voluto dall'allora arcivescovo Carlo Borromeo. A edificarlo fu chiamato l'architetto Pellegrino Tibaldi, detto il Pellegrini (Perugia 1527-Milano 1596). L'opera di costruzione continuò, non senza lunghi intervalli, fino ai primi decenni del Settecento. In questo modo il primitivo progetto del Pellegrini subì numerose modifiche, anche se sostanzialmente l'idea originale rimase inalterata.
L'EDIFICIO
La basilica sorge in una vasta piazza cinta da portici simmetrici che corrono con 200 arcate per uno sviluppo di quasi 800 metri. Nel piazzale antistante il Viale si trovano l'obelisco cui abbiamo già accennato, ed una fontana lunga quasi 50 metri. L'acqua di questa fontana passa sotto il Santuario, raccoglie nel suo corso quella del Sacro Fonte ed esce nel piazzale sud accolta in una piscina dove i fedeli fanno bagnature alle membra malate.
Sotto il triportico di ponente, davanti alla facciata principale, è stata allogata nel 1942 la Via Crucis. Nello stesso anno, al centro del piazzaletto, fu eretto un crocefisso a ricordo del Giubileo Episcopale di Papa Pio XII. Questo piazzale è di norma riservato alle funzioni all'aperto, soprattutto in relazione alle adunate e benedizioni degli ammalati.
Sotto il triportico di ponente, davanti alla facciata principale, è stata allogata nel 1942 la Via Crucis. Nello stesso anno, al centro del piazzaletto, fu eretto un crocefisso a ricordo del Giubileo Episcopale di Papa Pio XII. Questo piazzale è di norma riservato alle funzioni all'aperto, soprattutto in relazione alle adunate e benedizioni degli ammalati.
L'esterno della chiesa è grandioso: l'edificio è lungo 93 metri, largo 33, alto 22 senza cupola, la quale si innalza dal suolo per 64 metri. Il Santuario, rispetto al Viale, volge il fianco e non già la facciata. Quando il Santuario sorse non esisteva la strada che lo congiungeva alla città. Per questo ci si attenne alle leggi liturgiche secondo le quali laddove non si dovevano rispettare esigenze di accesso le chiese venivano costruite in modo che il celebrante era rivolto a Oriente nella celebrazione dei Sacri riti. L'architettura esternamente è caratterizzata dal grigio dell'intonaco e il rosso dei mattoni. E' questa l'estetica acquisita dopo i restauri degli anni settanta che eliminarono non senza polemiche il "giallo di Milano" che intonacava i muri.
DENTRO IL TEMPIO
L'interno è ad una sola navata, a croce latina, di stile classico con pilastri coi capitelli ionici. Il tempio è in un certo qual modo diviso in due corpi. Uno, quello di ponente, più vasto; qui ci sono le cappelle, quattro per lato, le cantorie e l'ingresso principale. L'altro, posteriore, ha la discesa al Sacrario.
La decorazione del tempio è opera di Giovanni Moriggia (Caravaggio 1796-1878) e Luigi Cavenaghi (Caravaggio1844-Milano 1918). Il Moriggia dipinse intorno alla metà dell'800 i quattro pennacchi sotto la cupola (Giuditta, la fortezza; Ruth, la temperanza; Abigaille, la prudenza; Ester, la giustizia), la gloria della cupola stessa (Apoteosi di Maria), le volte dei due bracci a lato dell'altare (La cacciata di Adamo, La natività di Maria, La presentazione di Maria al tempio, Gesù fra i dottori, L'Assunzione di Maria Vergine), i lunettoni sull'arco interno delle due facciate (L'Annunciazione, Visita a Santa Elisabetta, Lo sposalizio di Maria, La natività di Gesù). La decorazione della volta di tutto il tempio è opera invece del Cavenaghi che la compì ad intervalli dal 1892 al 1903.
La decorazione del tempio è opera di Giovanni Moriggia (Caravaggio 1796-1878) e Luigi Cavenaghi (Caravaggio1844-Milano 1918). Il Moriggia dipinse intorno alla metà dell'800 i quattro pennacchi sotto la cupola (Giuditta, la fortezza; Ruth, la temperanza; Abigaille, la prudenza; Ester, la giustizia), la gloria della cupola stessa (Apoteosi di Maria), le volte dei due bracci a lato dell'altare (La cacciata di Adamo, La natività di Maria, La presentazione di Maria al tempio, Gesù fra i dottori, L'Assunzione di Maria Vergine), i lunettoni sull'arco interno delle due facciate (L'Annunciazione, Visita a Santa Elisabetta, Lo sposalizio di Maria, La natività di Gesù). La decorazione della volta di tutto il tempio è opera invece del Cavenaghi che la compì ad intervalli dal 1892 al 1903.
1. Sopra il Sacrario e sotto la cupola in modo da essere visto da tutti i punti del tempio di trova l'altare maggiore, l'elemento più ricco e grandioso tra i complessi monumentali del Santuario. E' di marmo, rotondo, con colonne che alternate a statue sorreggono un trono, anch'esso di marmo, che si slancia verso la cupola terminando in una gloria di angeli che portano una corona di stelle. L'altare, progettato dall'architetto Filippo Juvara che si ispirò agli studi di Michelangelo per l'altare della Confessione della Basilica Vaticana, fu portato a compimento nel 1750 dall'ingegner Carlo Giuseppe Merlo di Milano.
2. Sotto l'altare maggiore di trova il Sacro Speco con il gruppo statuario che ricostruisce la scena dell'Apparizione. Il gruppo in legno, opera di Leopoldo Moroder di Ortisei, fu inaugurato nel 1932 nelle feste del V centenario dell'Apparizione, feste presiedute dal cardinale Schuster, Legato Pontificio, che celebrò la solenne incoronazione della statua. Vi si accede da due scale laterali, oppure adesso (prima una cancellata in ferro battuto e ottone divideva il luogo della preghiera dalla piazzetta delle offerte) direttamente dal braccio di levante della navata principale.
3. Nella navata posteriore possiamo ammirare: un dipinto di Giovanni Stefano Danedi detto il Montalto (1609-1690) raffigurante l'Apparizione;
4. una statua lignea di S. Pietro;
5. una di S. Andrea;
6. un'altra Apparizione, questa di Camillo Procaccini 81551-1629).
7. Dal transetto passiamo al braccio più lungo verso ponente, dove c'è l'entrata principale del tempio. La prima cappella che incontriamo è del caravaggino Giambattista Secco: qui vediamo la Madonna del Rosario con due oranti (1602).
8. Anche la successiva è del Secco: sopra l'altare la Madonna e i Santi Filippo e Giacomo, con i pannelli della volta che ne illustrano la vita.
9. Sopra l'ingresso laterale l'organo, uno dei migliori d'Italia, inaugurato il 15 ottobre 1837, aveva lo strumento sonoro originale dei Serassi di Bergamo; la grande cassa del XVIII secolo è un pregevole lavoro d'intaglio del caravaggino Giacomo Carminati. Rifatto nel 1905, fu restaurato nel 1927 e diviso in tre corpi nel 1956. L'organo è composto di un complesso di 127 registri e circa seimila canne.
10. In questa cappella si può ammirare una Deposizione di Giacomo Cavedoni (1577-1669).
11. L'ultima, di questo lato, è dedicata a S. Antonio Abate, raffigurato nella pala del Secco già nominato.
12. Ai lati del portale le statue dei Santi Rustico e
13. Fermo, patroni di Caravaggio.
14. In questa cappella troviamo una copia dell'Arcangelo Gabriele di Guido Reni, eseguita da Paolo Gallinoni (1751-1825).
15. Nella successiva, la Madonna che mostra il Bambino a S. Antonio di Padova e a S. Lucia, opera di Carlo Preda (1710), con episodi della vita della Santa nei cassettoni.
16. Sopra l'ingresso laterale nord le cantorie, anch'esse dovute al lavoro d'intaglio del Carminati (1747).
17. La tela d'altare di questa cappella, del secolo XIX, rappresenta la Pesca miracolosa. Nella volta episodi delle vite dei due Santi.
18. Nell'ultima, secondo il nostro ordine, L'educazione della Vergine, di Giovanni Moriggia.
19. Vicino all'ingresso della Sagrestia una Deposizione su tavola attribuita al Borgognone (1481-1522).
20. Di notevole interesse artistico è la Sagrestia che ha nella volta gli affreschi di Giuseppe Procaccini (1698). Lungo le pareti corrono gli armadi intagliati dal Carminati.
Cuori d'argento e quadretti ricordano sulle pareti del Santuario le grazie elargite dalla Madonna. Migliaia di cuori come questi furono fusi per essere trasformati in vasi sacri.
IL SACRO FONTE
Sotto lo Speco si trova un sotterraneo, il Sacro Fonte, al quale si accede dall'esterno del tempio. Qui si trova una fontana da cui si può attingere l'acqua. Qui è il luogo dove Giannetta ascoltò la Madonna e l'acqua sgorgò dal terreno. Il sotterraneo, un grande corridoio lungo circa trenta metri, rivestito in mosaico dal pittore Mario Busini tra il 1950 e il '52, appare diviso in cinque celle. Nella prima tre nicchie ricavate dentro le pareti accolgono una Madonna marmorea, la ghigliottina e il catenaccio spezzato che ricordano i miracoli cui abbiamo accennato. Alla base della Madonna un'epigrafe gotica parla della Apparizione e costituisce uno dei più importanti documenti dell'epoca del grande avvenimento. L'epigrafe, in sei esametri latini, dice: "La terra di Caravaggio è stata recentemente resa davvero felice perché le apparve la Santissima Vergine nell'anno 1432 al tramonto del sesto giorno avanti le calende di giugno; ma Giovannetta è assai più felice di ogni altra persona perché meritò di vedere la gran Madre del Signore".
IL SANTUARIO OGGI
Il Santuario di Caravaggio è luogo di preghiera, ma non solo. Accanto alle attività liturgiche sono presenti: un Centro d'accoglienza per i pellegrini e per gli ammalati, un Centro di consulenza familiare e un Centro di spiritualità. Queste attività sono alloggiate in alcuni fabbricati ristrutturati alla fine degli anni ottanta dagli architetti caravaggini Paolo e Salvatore Ziglioli. In questi edifici possiamo notare nell'auditorium le vetrate del pittore caravaggino Giorgio Versetti e nella Cappella del centro di spiritualità, che fu inaugurata da Papa Giovanni Paolo II durante il soggiorno avvenuto nel giugno del 1992, le opere dello scultore mozzanichese Mario Toffetti.
Riferimenti:
http://www.reginamundi.info/santuari/caravaggio.asp
http://www.santuariodicaravaggio.eu/
http://it.wikipedia.org/wiki/Nostra_Signora_di_Caravaggio
http://it.wikipedia.org/wiki/Santuario_di_Caravaggio
http://www.comune.caravaggio.bg.it/servizi/notizie/notizie_homepage.aspx
giovedì 12 febbraio 2015
venerdì 6 febbraio 2015
Le incisioni rupestri della Valcamonica - Brescia
Le incisioni rupestri della Valcamonica sono dei Petroglifi, ovvero dei disegni incisi su pietra (pietra - da petro) risalenti ad addirittura 70.000 anni fa.
Riuscite a immaginarli 70.000 anni? Pensate all'immensità del tempo e ricordatevi che abbiamo da poco segnato il passaggio del 2.000 d.c.!
Se dunque desiderate compiere questo salto indietro nel tempo, la scelta di visitare il parco dedicato ai petroglifi della Valcamonica è quantomeno azzeccata.
Vi lascio inoltre il link ad un bel video su Youtube che vi anticipa qualcosa di ciò che avrete la possibilità di osservare:
Riferimenti:
http://www.vallecamonicaunesco.it/parco-naquane.php
http://www.parcoincisioni.capodiponte.beniculturali.it/http://www.parcoincisioni.capodiponte.beniculturali.it/
http://www.invallecamonica.it/aree/risorseculturali/arterupestre/scheda.aspx?IdRisorsa=238http://www.invallecamonica.it/aree/risorseculturali/arterupestre/scheda.aspx?
IdRisorsa=238
http://www.archeocamuni.it/arte_rupestre.htmlhttp://www.archeocamuni.it/arte_rupestre.html
Riuscite a immaginarli 70.000 anni? Pensate all'immensità del tempo e ricordatevi che abbiamo da poco segnato il passaggio del 2.000 d.c.!
Se dunque desiderate compiere questo salto indietro nel tempo, la scelta di visitare il parco dedicato ai petroglifi della Valcamonica è quantomeno azzeccata.
Vi lascio inoltre il link ad un bel video su Youtube che vi anticipa qualcosa di ciò che avrete la possibilità di osservare:
Riferimenti:
http://www.vallecamonicaunesco.it/parco-naquane.php
http://www.parcoincisioni.capodiponte.beniculturali.it/http://www.parcoincisioni.capodiponte.beniculturali.it/
http://www.invallecamonica.it/aree/risorseculturali/arterupestre/scheda.aspx?IdRisorsa=238http://www.invallecamonica.it/aree/risorseculturali/arterupestre/scheda.aspx?
IdRisorsa=238
http://www.archeocamuni.it/arte_rupestre.htmlhttp://www.archeocamuni.it/arte_rupestre.html
Iscriviti a:
Commenti (Atom)





